Nel seguente articolo, troverai 7 ingredienti di origine animale che non ti aspetti.
Decidendo di diventare vegani, non scegliamo solo una dieta, ma una vera e propria filosofia di vita. Diventare vegani non significa solo smettere di alimentarsi di animali, ma anche eliminare tutti i prodotti che contengono ingredienti o additivi di origine animale.
Il problema è che in tanti prodotti di uso comune vi sono ingredienti animali che non ci saremmo mai aspettati.
Kopi Luwak
È commercializzato come uno dei caffè più rari e costosi al mondo e venduto a prezzi esorbitanti in noti negozi di lusso e catene di caffè, solo grazie alla storia dietro alla sua produzione. I chicchi di caffè ingeriti dallo zibellino vengono parzialmente digeriti e poi espulsi con le feci. Gli enzimi digestivi dell’animale intaccano la parte esterna del chicco e modificano la struttura delle proteine che determinano l’acidità del caffè, facendo sì che sparisca il gusto amarognolo. Ai consumatori viene detto che questa bevanda di design, Kopi Luwak, proviene da zibetti che vagano allo stato brado, mangiano i migliori chicchi di caffè ed espellono i chicchi intatti. I loro escrementi vengono poi raccolti a mano dalla gente del posto.
Chris Rogers (giornalista della BBC che ha svolto lunghe indagini sotto copertura in Indonesia) afferma che il marketing non corrisponde alla realtà. Ha infatti scoperto la triste realtà: una scena cupa di zibetti allevati in modo intensivo in gabbie a batteria, privati delle loro necessità e con il loro “prodotto” venduto in modo fuorviante ai bevitori di caffè di tutto il mondo. Per avere maggiori informazioni leggere Lo zibetto del caffè e la sua triste storia
Cocciniglia
Molti consumatori potrebbero non essere ancora consapevoli del fatto che la sostanza rossa che colora alcuni cibi e bevande è estratta dai corpi schiacciati di un insetto, appunto la Cocciniglia (numero identificativo E120). L’acido carminico è la sostanza che si trova in alta concentrazione in questi insetti, ma solo negli esemplari femmine e raggiunge la massima concentrazione in quelle gravide.
La sostanza rossa, dopo essere stata estratta dai corpi di questi insetti, viene mescolata con sali di alluminio o calcio per produrre il colorante rosso carminio. È noto che in alcune persone provoca gravi reazioni allergiche, attacchi asmatici e shock anafilattico. Gli insetti vengono allevati naturalmente sulle pale dei fichi d’India: le femmine vengono raccolte (staccandole con delle lamine metalliche) poco prima della deposizione delle uova, per essere poi lasciate a morire e seccare al sole.
I più grandi esportatori sono Perù, Isole Canarie, Cile e Messico. Per comprendere il grande business che c’è dietro a questi allevamenti, basta riflettere sul fatto che il Perù (il più grande esportatore) nel 2022 ha prodotto 200 tonnellate di colorante alla cocciniglia.
È fondamentale informare il consumatore che miliardi di insetti, ogni anno, vengono allevati e uccisi affinché bevande, alimenti e prodotti cosmetici appaiano in un certo modo. La colorazione rossa è così importante per noi, tanto da essere disposti a chiudere un occhio sulla sua origine? Per avere maggiori informazioni, potete leggere La cocciniglia come colorante alimentare e cosmetico
Gommalacca
È una secrezione prodotta dalla cocciniglia della lacca (Kerria lacca), un insetto coccoideo della famiglia Kerriidae. L’insetto femmina produce questa sostanza per aderire in modo saldo alla vegetazione. Questa sostanza, oltre a essere usata nella lavorazione del legno e nell’industria della cosmesi, viene anche usata nell’industria alimentare.
La gommalacca è impiegata infatti come additivo e agente lucidante per gomme da masticare e caramelle e in alcuni tipi di frutta, per renderle lucide e aumentare il tempo di conservazione. Nell’industria alimentare è identificata come E904. Lo sfruttamento di questo insetto è antichissimo e risale ad alcuni millenni fa, da 2500 a 4000 anni secondo le fonti.
L’allevamento di questi poveri insetti avviene in due fasi: l’inoculazione e il ritaglio. L’inoculazione consiste nel legare le covate (lunghe da 10 a 30 cm) ai rami dell’albero ospite, dove una volta schiuse le uova, i giovani insetti inizieranno a creare questa sostanza resinosa. Una volta che i rami delle piante sono piene di insetti e sostanza resinosa da loro prodotta, avviene il ritaglio. Questo consiste nel separare la resina da insetti e rami tramite l’impiego di vari macchinari che separano la resina dai rami e sminuzzano la sostanza, facendola poi passare attraverso filtri che separano gli inutili cadaveri dalla loro “importantissima” sostanza.
I maggiori produttori di gommalacca sono situati nel sudest asiatico, nel nordest dell’India, nella Cina meridionale e nel Bangladesh. Detto questo, controllate sempre le etichette alimentari, se tra gli ingredienti vedete scritto gommalacca, shellac o E904, sapete da dove proviene e potete riporre il prodotto dove l’avete preso.
Caglio
È una sostanza acida utilizzata nell’industria casearia per separare, nel latte, le particelle solide dall’acqua per formare una massa solida. Durante la lavorazione, sul fondo si origina la cosiddetta “cagliata“, ossia la deposizione sul fondo del recipiente del caglio, che è la base per tutte le tipologie di formaggio.
Il caglio può avere diverse origini: animale, vegetale, microbica. Ed è proprio a quello di origine animale che dovremmo fare molta attenzione.
Il caglio animale viene ricavato dal IV stomaco (o abomaso) di alcuni giovani ruminanti, come il vitello, il bufalino, l’agnello o il capretto. Cuccioli di qualche settimana che vengono uccisi prima che questi inizino a brucare, così da mantenere la “preziosa” sostanza pura.
Vi potranno dire che oggigiorno il caglio usato per fare i formaggi è di origine vegetale, e che quello di origine animale non è più usato. Ma questa affermazione è totalmente falsa. Dovete sapere che i formaggi DOP Parmigiano Reggiano, Grana Padano, Asiago, Gorgonzola, Mozzarella di bufala, Pecorino Romano, Provolone, Taleggio e molti altri, sono prodotti con il caglio animale.
Nelle etichette degli ingredienti, viene solitamente usata la dicitura “caglio” o “caglio naturale”, indicazioni generiche che non ci aiutano a capire quale sia l’origine. In questi casi, riponete il formaggio dove l’avete preso e optate per alternative vegetali, buone, sane e soprattutto senza sofferenza animale. Abbiamo trattato questo argomento in modo approfondito, potrete trovare l’articolo qui: Formaggi che contengono il caglio animale.
Colla di pesce
Un antico ingrediente di origine russa che veniva ricavato principalmente dalla vescica dello storione, ma anche da altre specie di pesce. Oggigiorno, la produzione di colla di pesce non ha nulla a che vedere con lo storione, ma deriva dalla pelle del maiale e dalle ossa e dalle cartilagini dei bovini. Questi resti di animali creano una sostanza collosa e addensante per salse e liquidi o caramelle gommose. Potrete trovarla con la sigla E441. Se volete approfondire l’argomento, vi consigliamo la lettura dei seguenti articoli:
- Caramelle gommose: ingredienti di origine animale
- Addensanti alimentari naturali
- Additivi alimentari: quali sono vegani
Strutto
Come voi ben sapete, lo strutto è un grasso di origine animale e si ottiene dalla fusione mediante vapore dei tessuti adiposi del maiale. A differenza di ciò che alcuni pensano, lo strutto viene ancora oggi usato in alcuni prodotti da forno industriali o in alcune ricette tipiche regionali. Ma, se in alcuni alimenti siamo abituati a controllare scrupolosamente le etichette degli ingredienti, in altri lo facciamo meno, dando per scontato che non contengano strutto. Ci stiamo riferendo ai prodotti di panificazione non industriali.
Si va dal panettiere sotto casa e si ordina pane, focaccia o grissini e non si pensa che questi possano contenere lo strutto. Vi possiamo assicurare che viene ancora usato, l’abbiamo verificato noi stessi chiedendo nei vari panifici. Quindi, se il prodotto non ha l’etichetta degli ingredienti, come nel caso di pane, focaccia, grissini ecc.. sfusi, chiedete informazioni alla commessa e, nel caso in cui contengano strutto, scegliete altri prodotti che non lo contengano, per gli animali, per voi e per il nostro pianeta.
Caseina
La caseina è una proteina termostabile e costituisce l’80% delle proteine presenti nel latte di mucca, di bufala, di pecora e di capra, i latti più utilizzati per consumo alimentare. Tutti noi sappiamo che la caseina è presente nel latte, formaggi, yogurt, burro e latticini vari, ma forse non tutti sanno che la caseina viene anche usata nella preparazione di alimenti o bevande.
Utilizzata ad esempio per eliminare i polifenoli ossidati e chiarificare così alcuni vini, viene successivamente eliminata per sedimentazione sul fondo del recipiente e quindi rimossa. Teoricamente, la caseina dovrebbe essere del tutto assente nel prodotto finito, ma non si può escludere che ne rimangano alcune tracce residue qualora impiegati. La caseina viene a volte anche aggiunta a salse, minestre e altri prodotti confezionati. Ovviamente, essendo un allergene, la sua presenza è sempre indicata nell’etichetta degli ingredienti. Quindi, è sempre buona cosa controllare.
Non ti aspettavi tutto questo, vero? Come consumatore hai un grandissimo potere, quello di SCEGLIERE. Scegli bene e non finanziare chi sfrutta gli animali.
Umberto Paolini