La domanda “lo sai che anche i vegetali soffrono?” è chiaramente provocatoria, in quanto è posta da persone che non si curano della sofferenza degli animali, quindi sarebbe davvero strano se si preoccupassero di quella delle piante.
Gli animali sono esseri che soffrono in maniera chiara, gridando, piangendo, tremando, pertanto, chi si nutre di loro, non si cura minimamente del terrore e della sofferenza che provocano quotidianamente con le proprie scelte.
Ma veniamo alla risposta a questa provocazione.
I vegetali non hanno un sistema nervoso: essi reagiscono semplicemente agli stimoli, ma non provano emozioni, né sentimenti. Un recente studio ha dimostrato che Le piante non hanno né sinapsi né un sistema nervoso.
Se guardiamo la cosa da un punto di vista scientifico, scopriamo che gli animali hanno un sistema nervoso con recettori del dolore che fanno percepire la sofferenza fisica in modo simile a noi umani.
“Gli animali, così come i pazienti umani non verbalizzanti, non sono in grado di esprimere a parole la presenza di dolore, ma, esattamente allo stesso modo degli uomini, lo percepiscono e ne subiscono tutte le conseguenze. Un dolore non controllato ha effetti sfavorevoli, potendo esitare in dolore cronico con evidente impatto sulla qualità della vita dell’animale. Saper riconoscere e trattare il dolore è una componente essenziale delle cure veterinarie.”
Giorgia della Rocca – Centro di Ricerca sul Dolore Animale (Ce.Ri.D.A.)
Gli stimoli dolorosi arrivano al cervello dell’animale esattamente nella stessa maniera in cui arriva al nostro cervello. Nelle piante ciò non può avvenire, per il semplice fatto che non hanno un sistema nervoso centrale e quindi non hanno un cervello.
Da questo si può evincere che non ci sono ragioni scientifiche per sostenere che vegetali e animali soffrano alla stessa maniera.
I motivi per i quali affermano che i vegetali soffrono
Chi sostiene questa tesi cerca semplicemente di giustificare la terribile trasgressione etica che l’uomo commette giornalmente nel cibarsi degli animali, pur non avendone necessità per sopravvivere.
Chi cerca di provocarci per dimostrare che la scelta vegana ha delle “falle”, lo fa solo perché cerca di provare che noi vegani non siamo perfetti, per giustificare le proprie scelte di sofferenza, più che a noi, a se stesso.
Coloro i quali non fanno nulla per far cessare il dolore e la morte degli animali, si sentono in questo modo meno colpevoli, perché non cercano di cambiare nulla e ritengono di essere coerenti.
Essi pensano che, dimostrando che noi non riusciamo a “salvare” ogni cosa di questo Pianeta, la loro noncuranza possa passare inosservata. Rendendo sbagliati noi, si sentono assolti.
Volendo rispondere anche in modo serio e veritiero alla domanda: “Lo sai che i vegetali soffrono?” Possiamo rispondere così: se credi veramente che le piante soffrano, per diminuire questa sofferenza dovresti mangiarle invece di mangiare la carne. Mangiando direttamente le piante, si riduce considerevolmente l’uso di vegetali e vi spieghiamo perché.
Fabbriche di proteine alla rovescia
Gli animali hanno bisogno di nutrirsi e, essendo quelli di cui si nutre l’uomo prevalentemente erbivori, consumano una quantità di risorse alimentari nettamente superiore a quante ne producano sotto forma di carne, latte e derivati, uova. L’economista francese Frances Moore Lappè, nel suo libro “Diet for a Small Planet”, definisce gli allevamenti “fabbriche di proteine alla rovescia”.
Il rapporto tra cibo ingerito e crescita di un organismo viene definito in zootecnia “indice di conversione alimentare” (ICA): esso misura quanti kg di mangime sono necessari per ogni kg di peso vivo di un animale.
In un manzo, l’indice di conversione va da 7 a 10: ciò significa che, per ogni kg di peso acquisito dall’animale durante la sua crescita, occorrono da 7 a 10 kg di mangime costituito da cereali e legumi.
Vedi rapporto indice di conversione alimentare (ICA)
Un manzo che pesi intorno ai 50 kg alla nascita, da adulto peserà circa 600 kg e avrà mangiato circa 4000/5000 kg di mangime.
Già nel 2001, la Food Balance Sheet del database FAO, evidenziava come la metà dei cereali (in Europa il 77% e in USA l’87%) e il 90% della soia coltivati nel mondo non fossero destinati a nutrire direttamente le persone, bensì gli animali d’allevamento.
Detto questo, chi sostiene che i vegetali soffrono, a maggior ragione dovrebbe smettere di mangiare carne: più carne si mangia e più vegetali si fanno “soffrire”.
Concludiamo dicendo che i vegani non mirano alla perfezione, essi semplicemente cercano di creare meno sofferenza possibile al Pianeta e agli esseri che ci vivono. Un passo alla volta, un miglioramento alla volta. Il fatto di non poter essere perfetti non è certo una ragione per indurci a non fare niente del tutto. Perché la perfezione non esiste, ma la buona volontà sì.