Apicoltura, sopraffazione e violenza

Apicoltura, sopraffazione e violenza. Le api vengono sfruttate e uccise per rubare loro miele e altri prodotti. Questo articolo vi vuole portare a riflettere sulla spinosa e controversa questione della produzione del miele. È opinione generale che le mielerie siano aziende etiche. In realtà non è così: la loro splendida facciata nasconde un mercato crudele e opportunista come tutti gli allevamenti d’animali.

Miele

Le api producono miele ingerendo polline e poi rigurgitandolo diverse volte. Questo processo aggiunge enzimi al nettare che si trasforma in miele. Le api in seguito ripongono il miele prodotto nei favi, rigurgitandolo all’interno di una cella che chiuderanno con della cera dato che il miele sarà il loro nutrimento per l’inverno.

Gli apicoltori sottraggono questa scorta di cibo agli insetti per poi nutrirli con dello zucchero che non è un alimento adeguato e non contiene tutti i principi nutritivi del miele. Per questo motivo le api si ammalano con più frequenza, si indeboliscono e muoiono.

Inoltre, per recuperare il miele più agevolmente, le arnie vengono spesso riscaldate e durante questo processo molte api muoiono. Ricordiamo anche che per produrre un cucchiaino di miele servono 12 api che impiegheranno tutta la vita a riempirlo. Immaginate per produrne mezzo chilo quanti fiori e api servano.

Polline

Le api, posandosi sui fiori, raccolgono il polline all’interno delle sacche presenti sulle loro zampe. Lo useranno in seguito per nutrire i loro piccoli.
Ma gli apicoltori posizionano dei dispositivi all’entrata delle arnie per rubare gran parte del polline alle api che dovranno lavorare il doppio per poter nutrire i loro piccoli.

Propoli

La propoli è costituita da un miscela resinosa che le api raccolgono dai germogli degli alberi e da altre parti delle piante e che poi utilizzano per costruire gli alveari. La impiegano anche come una colla per riparare gli eventuali buchi che si formano nell’alveare e, grazie alle due proprietà antisettiche, per mantenerlo sicuro da infezioni micotiche.

Viene utilizzata anche per isolare una parte dell’alveare che potrebbe essere infetto, magari perché qualche piccolo animale vi si è introdotto, contaminandolo.
Gli apicoltori sottraggono la propoli alle api che per averne un po’ a disposizione devono faticare il doppio. Questo surplus di lavoro sfianca gli insetti e li indebolisce fisicamente.

Veleno

Il veleno delle api viene utilizzato a scopi medici ma questa pratica è molto discutibile e porta gravi conseguenze per questi insetti. È cosa nota che le api, dopo aver punto qualcuno, muoiono. Il pungiglione è collegato al loro apparato digerente ed è provvisto di piccoli uncini che, una volta entrati nell’epidermide, vi restano ancorati. Quando l’insetto vola via dopo la puntura, inevitabilmente muore, proprio perché la parte terminale dell’apparato digerente si strappa, restando attaccata al pungiglione. Per questo motivo, raccogliere il loro veleno spesso equivale ad ucciderle.

Apipuntura

L’apipuntura si è sviluppata in Cina per poi diffondersi nel resto del mondo e consiste nel sottoporre il paziente a un certo numero di sedute settimanali in cui verrà punto dalle api nelle zone del corpo da trattare. Gli insetti vengono premuti sulla pelle fino a quando non pungono e il numero delle punture varia a seconda del disturbo da curare: si può arrivare anche a 10/20 punture per sessione.

Raccolta del veleno

Affinchè si possa raccogliere il loro veleno, le api, attraverso strumenti posizionati all’interno degli alveari, vengono indotte a pungere una lastra di raccolta del veleno, solitamente in plastica o vetro. E anche se al giorno d’oggi esistono dei metodi incruenti che permettono all’ape di estrarre il pungiglione senza danno, lo shock dovuto alle scosse elettriche e il dolore che ne consegue sono molto elevati e sottopongono questi insetti a uno stress impossibile da gestire. Questo tenendo conto che il trattamento tramite scosse elettriche viene ripetuto quasi ogni giorno, per soddisfare l’elevata richiesta di mercato.

C’era d’api

La c’era d’api viene utilizzata dalle api per costruire l’alveare e per ripararlo quando si guasta; è una sostanza prodotta dalle ghiandole situate nell’addome di questi insetti che, per poterla utilizzare, devono prima “masticare”. Il processo della sua produzione è molto faticoso, dato che per ottenere la cera le api devono consumare una quantità di miele otto volte superiore alla quantità di cera che produrranno.
La cera viene sottratta alle api per realizzare candele e cosmetici. E questi poveri insetti sono costretti ancora una volta a un superlavoro per poterne conservare una quantità sufficiente al proprio fabbisogno.

Pappa reale

La pappa reale è il super cibo destinato all’ape regina ed è prodotto dalle ghiandole ipofaringee delle api operaie più giovani, dette “infermiere”. Viene utilizzata sia per nutrire la regina sia per le larve che la dovranno, a tempo debito, sostituire.
La pappa reale viene utilizzata dal genere umano come integratore alimentare e come medicinale. La sua sottrazione costringe le api infermiere a uno sforzo notevole per produrne a sufficienza.

Covata

La covata è composta da uova, larve e pupe che vengono mangiate dagli esseri umani “fresche” oppure in polvere. Le giovanissime api vengono consumate bollite o fritte.

Quanto sopra dimostra come gli apicoltori non siano differenti dagli altri allevatori per quanto riguardo sfruttare gli animali a proprio esclusivo vantaggio, rendendo la loro vita un vero inferno. E quasi sempre rubandogliela anzitempo.

Gli apicoltori adottano metodi crudeli per impedire alle api di sciamare, come il taglio delle ali della regina che viene anche inseminata artificialmente, un processo estremamente crudele, durante il quale i fuchi vengono uccisi. Per estrarre lo sperma i fuchi vengono pressati fino ad ucciderli. L’ape regina viene anche clippata, cioè marchiata con della vernice. Un’operazione che crea un forte stress in questi piccoli insetti.

Inoltre, molte colonie muoiono durante i rigidi inverni, molto spesso uccise dagli allevatori stessi per ridurre i costi (essi bruciano gli alveari con le api al loro interno). In primavera, poi, ne ricomprano di nuove come fossero oggetti di scarso valore da sostituire senza rimpianti. Animali senza diritti, esattamente come qualsiasi altro animale da reddito.

A volte gli apicoltori uniscono due colonie di api, un processo contro natura, condannando a morte la regina più debole. In natura le regine non si uccidono a vicenda, ma sciamano creandosi un nuovo alveare.

Per stare dietro agli alti ritmi di produzione e per selezionare le api più resistenti alle malattie, molto spesso le api regine vengono sostituite dagli apicoltori dopo soltanto sei mesi di vita, quando invece la durata della loro vita varia dai quattro ai cinque anni.

Malattie

Le malattie, come in ogni allevamento d’animali, si diffondono rapidamente, mietendo tantissime vittime.
Le api, costrette a lavorare instancabilmente all’interno degli alveari, sono molto stressate e la fatica le logora fisicamente: questo le porta a cadere vittime di svariate malattie. Aggiungiamo poi l’aggravante della scarsa e inadeguata nutrizione e capiremo perché le api si ammalano con tanta drammatica frequenza nell’apicoltura.
L’apicoltura uccide, tortura e schiavizza questi meravigliosi insetti, che meriterebbero libertà e indipendenza dall’uomo padrone.

Le api sono senzienti

Le api provano dolore e angoscia. Sono creature molto sensibili dotate di un sistema nervoso decentrato con un cervello e un cordone nervoso ventrale. Il loro sistema nervoso è estremamente efficiente, le api possiedono molti recettori sensoriali. I loro occhi percepiscono colori oltre la portata visiva umana. Questi insetti, inoltre, hanno un eccezionale senso dell’orientamento. E sono in grado di rilevare i feromoni, i segnali chimici delle altre api, comunicando così con loro.

In situazioni di pericolo, rilasciano feromoni per avvisare e dare l’allarme alle loro compagne. Possiedono anche uno spiccato senso del tatto e percepiscono il dolore. Provano angoscia in situazioni di pericolo e stress. Quando un’ape si ferisce torna all’alveare, dove le altre api inizieranno a prendersi cura di lei, pulendo la sua ferita e curandola. Sono insetti sensibili e intelligenti che non meritano di soffrire per produrre un cibo e degli integratori alimentari non necessari all’alimentazione umana.

Cerchiamo di non dimenticare che senza le api la vita sul Pianeta si esaurirebbe velocemente. La salute e la sopravvivenza dell’ecosistema dipendono da questi preziosi impollinatori che sono responsabili del 70% dell’impollinazione di tutte le piante e i fiori presenti nell’intero Pianeta. Le piante, senza questi preziosi insetti, non si potrebbero riprodurre. Portiamo quindi rispetto a queste creature lasciandole vivere libere allo stato selvatico, come natura vuole. Osservandole volare con quelle loro strisce gialle e nere sulla schiena: il colore del sole e della notte, un dualismo di luce e ombra, un chiaroscuro di gentilezza e grazia selvaggia che danza sui fiori.

Alternative cruelty free al miele

Il lavoro delle api andrebbe preservato: esse faticano per proteggere, nutrire e curare se stesse e le loro sorelle. Non è etico sfruttarle, obbligarle a lavorare per poi rubare i loro prodotti per l’utilizzo umano. Al giorno d’oggi esistono molte alternative al miele: sciroppo di riso, sciroppo d’agave, malto d’orzo, sciroppo d’acero, melassa di uva, sciroppo di sorgo oppure potete fare un finto miele di tarassaco in casa.

Come vedete, le alternative ci sono. Lasciamo in pace questi stupendi animali.


Fonte:
Lo sfruttamento delle api
I test del QI sulle api suscitano scalpore tra gli scienziati
Le api urlano quando sono in pericolo
Agitated honeybees exhibit pessimistic cognitive biases
Why honey is not vegan
Insects have the capacity for subjective experience
Clipping and marking queens
Finding the queen: Guidance notes for finding, clipping and marking queens
Instrumental insemination in bee breeding

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