Clonare e riportare in vita la tigre della Tasmania

In questo articolo vi parleremo di come alcuni scienziati vorrebbero clonare e riportare in vita la tigre della Tasmania. Ma facciamo prima qualche passo indietro.

Il 7 settembre 1936 morì Benjamin, l’ultimo esemplare di tilacino (Thylacinus cynocephalus Harris), noto anche come tigre della Tasmania o lupo della Tasmania.

Benjamin allo zoo di Hobart nel 1933

È la sera del 6 settembre del 1936 allo zoo di Hobart, in Tasmania, un custode si dimentica di far rientrare nel suo ricovero notturno Benjamin, la tigre della Tasmania catturata qualche anno prima e che era diventata una delle attrazioni principali del giardino zoologico. Chiuso fuori, Benjamin morì quella stessa notte, quasi certamente a causa delle temperature insolitamente gelide di quel giorno.

Nonostante siano stati avvistati anche alcuni esemplari dal 1936, la tigre della Tasmania è generalmente considerata estinta con la morte di Benjamin.

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Che animale era il tilacino o tigre della Tasmania

La tigre della Tasmania era il marsupiale carnivoro di maggiori dimensioni e, fino a circa 3500 anni fa (data stimata dell’arrivo del dingo in Australia), anche il predatore oceaniano di maggiori dimensioni in assoluto.

Somigliava nel suo quarto anteriore ad un grosso cane a pelo corto, con piccole orecchie appuntite lunghe circa 8 cm, erette, arrotondate e ricoperte di pelo corto.

La parte posteriore del corpo si incurvava bruscamente verso il basso, con una coda lunga e spessa che si estendeva dal corpo come quella dei canguri e che usava come appoggio per alzarsi in piedi.

Lo strano effetto di gibbosità ha fatto sì che molti dei primi europei a vedere questo animale lo abbiano paragonato alle iene piuttosto che ai cani.

Il tilacino aveva un’incredibile apertura delle fauci, come si può vedere dalle poche immagini che restano, l’apertura delle fauci arrivava fino a 120° e non assomigliava a nessun animale dei nostri tempi.

Lo chiamavano anche tigre della Tasmania per via delle tra 15 e 20 strisce scure che aveva nella parte posteriore del suo corpo.

Si stima che un esemplare adulto misurasse circa 110–140 cm di lunghezza, cui vanno sommati 50–60 cm di coda: ne risulta che i tilacini di maggiori dimensioni fossero lunghi anche due metri. L’altezza alla spalla raggiungeva i 60 cm, mentre il peso si attestava attorno ai 30 kg.

Sperimentazione in stile Jurassic-park

Nel 2018, un team di scienziati ha pubblicato la prima sequenza del genoma di un tilacino, utilizzando il DNA di un giovane esemplare conservato al Melbourne Museum. In precedenza il codice genetico di questa creatura era incompleto, ma i recenti progressi nella “decifrazione” del DNA hanno permesso di ottenere tutte le informazioni necessarie.

In seguito ad una donazione di 3,6 milioni di dollari al laboratorio TIGRR (Tilacine Integrated Genetic Restoration Research) dell’Università di Melbourne, gli scienziati stanno esaminando delle specie “simili” per la compatibilità con quest’ultime, così da capire la quantità e la portata delle modifiche necessarie per creare una cellula marsupiale simile a un tilacino.

La sperimentazione consisterà nell’iniettare all’interno di un ovulo di un Topo marsupiale dai piedi stretti, le cellule di un tilacino.

Non sappiamo quando si completerà questa sperimentazione e se ci riusciranno, ma siamo sicuri che tutto ciò non porterà nulla di buono. Ci ritroveremo esemplari estinti in parchi “divertimento” stile Jurassic-park?

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