Dinner Club: non è alimentazione per giovani.

La definizione tecnica del nuovo reality a puntate, presentato non molti giorni fa su Amazon Prime, Dinner Club è “food travelogue”: un diario di viaggio illustrato attraverso un cibo vetusto e insalubre che, parafrasando un altro famoso film tratto dalla letteratura di Cormac McCarthy, non è un’alimentazione per giovani. In questo caso cibo appartiene ad una vecchia tradizione rigorosamente CARNISTA, e soprattutto SPECISTA!

Nessuna gara tra i commensali, niente regole, come per parodiare quel famoso film tratto dal romanzo omonimo di Chuck Palahniuk! Questa volta, lo scopo del gioco è assaggiare proprio di tutto, si vorrebbe celebrare la “materia prima” spacciata per ghiottoneria e “tradizione da non perdere” alla faccia della sofferenza animale.

La celebrazione del piacere del palato più truce e l’arte della tavola che, per essere “buona”, in Italia deve ancora e sempre colare sangue e trasudare sugna! VIP ridenti, goliardici e volutamente ignari nel mostrare la loro passione per i cibi a base di insaccati e affini nel nuovo reality gourmet.

Il tutto appare come l’ennesima pubblicità, non so quanto gratuita, su prodotti per quali emerge sempre più chiaramente la responsabilità nell’incidenza di malattie cardiovascolari e vari tipi di cancro, tra i quali spiccano quelli alla prostata, al colon, al retto e al pancreas che, si sa, non perdonano!

Ferilli, Mastandrea, Littizzetto, Abatantuono, De Luigi, Favino seguono il loro chef mentore, Cracco, che con vari mezzi finto improvvisati li porta ad esplorare insolite mete amene. Produce Banijay Italia, che con questo programma strizza l’occhio alla zootecnia più basica, quella considerata d’eccellenza. Quella poco controllata, quella conosciuta dai pochi intenditori, quella a cui si dà fiducia a prescindere, quella che macella in loco gli animali chiamati per nome, quella della serie #deponetelaclava!!!!

Questa è l’idea che mi sono fatta. Vanno a trovare i pastori e dormono nell’ovile, vanno a cavalcare con i butteri, fanno spese dai salumieri di paese, dai droghieri del Cuccurucù e dalle monache di clausura (sul serio, eh?). Mangiano nei ristoranti stellati, dove servono cibo, magari mascherati, ma rigorosamente a base di bestie morte, stracciate e setacciate in quantità: pietanze truculente e grasse a non finire, regolarmente animali fatti a pezzi, a fette o triturati!

Portano in tavola una zampa di capra fatta a prosciutto e la tagliano a turno ridendo e fingendo di suonare un violino; presentano come ghiottonerie caciocavalli ripieni di salame, salama da sugo, pezzi di pecora vomitata da un coccio, involtini ripieni di formaggio e prosciutto… praticamente il colesterolo in 3D!

La Ferilli, per esempio, gusta carne cruda, indossa montoni e piumini con collo di agnellino, evidenzia antipatia per i gatti neri, inneggia poeticamente alla fiorentina che non si è potuta mangiare e si emoziona per il rosa del grasso del lardo, paragonandolo addirittura al rosa della sua bocca!!!

Presso i pastori, Abatantuono si è mangiato un sanguinaccio “fresco”, fatto col sangue di capretto appena sgozzato e un formaggio che aveva un aspetto a dire poco terrificante e ributtante!!

Savino nell’ultima tranche si mangia perfino le lumache polverizzate da due allevatori siciliani (che mi pare producano anche cosmetici, ennesimo sponsor?? Sicuro!!).

Salumi e coppiette di cinghiali, insaccati di qualsiasi bestia in continuazione e poi: fritti nello strutto, tartare di carne cruda, formaggi, agnello, che chiamano esclusivamente “abbacchio” (per carità, che a nessuno venga in mente l’innocenza!). Mangiano salumi di tonno, musciame, lattume, bottarga, perfino la sacca spermatica del tonno!!

Tutto il reality così! Alla faccia di ogni pandemia ed emergenza climatica: la schiavitù, la sofferenza animale, la macellazione come se non esistessero! Più che il dubbio viene la certezza che il programma sia sponsorizzato da allevatori e macellai in crisi pandemica!

Quello dei butteri, ad esempio, mi è parso essere proprio Stefano Pavin di Alberese, lo stesso “Capo buttero” che avevo visto in tv in una vecchia replica del programma Rai Geo&geo, durante la quale pietiva aiuto per non riuscire a trovare giovani da avviare al mestiere di “butteri” in quanto, superata la poesia iniziale, dopo pochi giorni, si scocciano di puzzare di cavallo e lo mandano al diavolo con tutti i paramenti (e fanno bene!)

Ve lo ridico lentamente: d e p o n e t e l a c l a v a !!!!!!

Anna Cento

Anna Cento

il mio obiettivo nell’essere vegan è arrivare ad un mondo più EVOLUTO che SMETTA di avvalersi del contributo animale per il suo sostentamento.

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