Finalmente il Luna Park!!!

Finalmente il Luna Park!!! Era l’evento dell’anno e come ogni anno fremevo di gioia all’idea di andarci.

Avevo 4-5 anni e le luci, le musiche, i colori e l’allegro vociare mi trasportavano in un mondo fantastico, un mondo magico che solo i bambini riescono a vivere totalmente.

Le giostre erano bellissime e tutte attiravano la mia attenzione, ma nonostante le indicassi con il desiderio di provarle i miei genitori le sceglievano con cura; finalmente sento che mio padre esclamare: vieni… ci sono i cavalli.

Di quell’esperienza ricordo solo il mio stato d’animo e gli occhi del piccolo Pony che cavalcavo, con le mani gli accarezzavo la criniera e con lo sguardo cercavo il suo nel tentativo di scorgere le mie stesse emozioni, invece trasmettevano solo sofferenza e tristezza, è stata una pugnalata al cuore ed è bastato uno sguardo.

Ho urlato, pianto e mi sono disperata mentre chiedevo a mio padre di togliermi dalla sua schiena, lo stavo facendo soffrire, era colpa mia, il mio peso e il mio egoismo facevano piangere il piccolo Pony!!!

Dopo 50 anni ancora mi si stringe il cuore a ripensare a quell’episodio, ricordo come fosse ieri il mio disperato urlo e le parole scandite tra le lacrime: Papà aiuto… soffre!!!

La giostra era terrificante, Pony legati ad un ruota costretti a girare all’infinito per dare gioia ai bambini.

Il mio percorso verso il veganesimo è nato allora, grazie a quell’episodio ho scoperto di non tollerare la sofferenza passiva degli animali, loro venivano prima di tutto, solo lo sguardo sereno di un animale riusciva a rendermi felice.

Non avevo la consapevolezza delle mie emozioni e soprattutto non avevo la facoltà di scegliere, eppure non ho mai mangiato carne, la rifiutavo tra lacrime e conati di vomito, mia madre si disperava, mi definiva schizzinosa, difficile, impossibile, io ero quella che la faceva vergognare perché rifiutavo il cibo; mi alimentavo solo eliminando ed escludendo gli alimenti e alla fine la scelta era limitata.

Sono stata un adolescente difficile, scontrosa, arrabbiata, non trovavo la mia dimensione, ma ero dotata di una forte sensibilità e coglievo i piccoli segnali che mi arrivavano. Fu così che scoprii la vivisezione, non ancora maggiorenne cercavo nel mio piccolo di divulgare questa mostruosità, avevo foderato la mia maxi cartella da disegno di fotografie e la trasportavo sui mezzi pubblici con fierezza, tutti dovevano vedere, tutti dovevano conoscere la triste realtà degli animali da esperimento.

A 18 anni la mia prima firma è stata in un banchetto contro la vivisezione, stavo maturando e il mio viaggio verso il veganesimo si stava tracciando.

Ammetto è stato un viaggio lungo, con pochissimi strumenti di crescita e soprattutto in una città dove la tradizione culinaria animale è ai massimi livelli.

Ma ci sono riuscita, da vegetariana  il passo al vegano è stato naturale, non ho sofferto la mancanza di latticini e uova, ho semplicemente evitato di consumarli.

Quando ho iniziato seriamente a modificare la mia alimentazione, ma soprattutto il mio mondo, non c’erano ancora i social, i mezzi a disposizione per poter crescere  erano i blog e tanta ricerca on line.

Ricordo con nostalgia la rete di amiche blogger che si era creata, ci aiutavamo a vicenda insegnandoci ad autoprodurre, organizzavamo incontri e siamo riuscite a far nascere i primi raduni.

I negozi offrivano poco e nel mio caso ancor meno. Ero già celiaca, a fatica riuscivo a trovare la farina di riso, il miglio e il tofu (terrificante).

Ma la voglia di mettermi in gioco e sopratutto di soddisfare le esigenze della mia famiglia mi hanno spinta a documentarmi e crescere.

Nel 2011 il mio primo showcooking: con pochissima esperienza ho cucinato e presentato una ricetta strepitosa, apprezzata da tutti i presenti, ero orgogliosa di aver avuto la possibilità di dimostrare che essere vegan non è sinonimo di privazione e rinuncie.

Dai primi passabili dolci senza glutine sono arrivata a sfornare vere e proprie delizie, ma sopratutto sono riuscita a mettere su carta le mie ricette nella speranza di poter essere d’aiuto a chi si avvicina al veganesimo.

Da allora ho percorso tanta strada, la bambina che piangeva sul pony si è trasformata in una donna adulta con il volto segnato dall’età e sono fiera di quello che sono e della strada che ho percorso, ma ho ancora un piccolo difetto: vivo i soprusi e le ingiustizie con passione ed empatia; soffro tantissimo, non riesco a corazzare il mio cuore, ritengo che la scelta vegan sia l’unica scelta percorribile, perché non è possibile vivere sulla sofferenza altrui.

Felicia Sguazzi

Perché sono diventato vegan:

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