IL PANINO VEGETARIANO CHE SI CREDE VEGANO

“VEGETALI CHE NON SANNO DI ESSERLO”: è così che Burger King pubblicizza il whopper che da qualche mese si trova nei suoi menù, ma, ahimè, sembrerebbe che questo burger stia vantando un titolo che non gli appartiene: in altri termini, e ricorrendo alla stessa figura retorica usata dalla nota azienda, sembrerebbe trattarsi di un PANINO VEGETARIANO CHE SI CREDE VEGANO.

La vicenda, che ad oggi non appare troppo chiara, ha a che vedere con il burger c.d. Plant Based, o, per dirla all’italiana, a base vegetale, che la catena di fast food Burger King dal 16 marzo di quest’anno ha introdotto nel proprio menù insieme ad un altro prodotto, i nuggets, entrambi testualmente dichiarati 100% vegetali.

L’iniziativa, molto probabilmente nata dal desiderio di ampliare la clientela e, meno probabilmente, da quello di rispettare gli animali ed il pianeta, è comunque degna di nota perché, in un modo o nell’altro, va incontro alle esigenze di chi non ritiene etico mangiare né la carne né i suoi derivati.

Tuttavia, a dispetto dell’enfasi con cui viene messo in evidenza  che si tratta di prodotti vegetali, a guardare meglio – e magari con l’uso di una lente di ingrandimento – ci si rende conto che il burger ed i nuggets in questione sono cotti, rispettivamente, sulla stessa piastra e  nello stesso olio di frittura della carne.

Inoltre nel panino è presente maionese, il che, lungi dall’essere una informazione chiara, apre la stura alla questione della presenza o meno e, conseguentemente, della eventuale adeguata indicazione di uova, perché davvero non è dato comprendere dalla locandina pubblicitaria se le uova vi sono o no.

In aiuto ci è venuto il  Regno Unito, dove il burger plant based era stato introdotto nel 2019,  e dove l’ASA (Advertising Standards Authority) ha censurato tale tipo di pubblicità in quanto ingannevole perché lascia intendere che il prodotto sia adatto a una dieta vegetariana o vegana quando invece non lo è e ciò proprio per la presenza di uova nella maionese oltre che per la contaminazione da cottura.

Posto che sembrerebbe proprio che la pubblicità censurata nel Regno Unito avesse tutte le caratteristiche della pubblicità che attualmente Burger King fa in Italia, non si vede perché nel Bel Paese le cose debbano andare diversamente.

La necessità di intervenire sembrerebbe ancora più accentuata dal fatto che sembrerebbe che le uova oltre ad essere presenti nella maionese siano presenti anche nel burger vero e proprio.

Ma qui il condizionale è d’obbligo perché tra affermazioni, smentite e silenzi la confusione regna sovrana.

La presenza dell’albume d’uovo nei burger che Burger King pubblicizza come 100% vegetali è affermata da Il Sole 24 Ore che, in un articolo del 15 marzo 2021 (leggi l’articolo), riportando un’intervista al general manager e CEO di Burger King, Alessandro Lazzaroni, con riferimento al burger scrive a chiare lettere che “I prodotti che sono un mix di soia, grano, oli, albume d’uovo e spezie, sono stati forniti dall’azienda olandese Vegetarian Butcher”.

Il giorno dopo la notizia viene confermata dalla rivista online Now (leggi l’articolo).

La presenza del tuorlo d’uovo non viene smentita nemmeno dalla pagina Facebook di Burger king allorquando un utente, proprio con riferimento a detto articolo, il 19 marzo 2021 chiede spiegazioni  (leggi il commento), richiesta alla quale viene data una risposta evasiva, ma al tempo stessa esaustiva per quel che qui interessa, ovvero: “Ciao Simona! Il plant based whopper è un’alternativa gustosa alle proteine animali, ma non è pensato per chi segue un alimentazione esclusivamente vegana o vegetariana! Continua a seguirci per scoprire tutte le nostre novità ”.

Per amor del vero occorre anche dire che pochi giorni dopo l’intervista de Il Sole 24 Ore, e l’articolo di Now e, precisamente il 22 marzo 2021, è comparso un altro articolo su FV Magazine (leggi l’articolo) che smentisce la presenza di uova nel burger vero e proprio.

Dunque, per quanto degna di nota, perché pur nella confusione delle informazioni è però certo che trattasi pur sempre di prodotti senza carne, l’iniziativa dei burger in questione nasce certamente viziata dalla poca chiarezza e dall’intento di attrarre un pubblico di consumatori cui altrimenti l’azienda non potrebbe aspirare diversamente. 

Certo è che se fosse vera la presenza dell’albume d’uovo nel burger la situazione sarebbe a dir poco sconcertante e certamente degna di approfondimenti.

Per ora limitiamoci a quanto parrebbe certo: ovvero la presenza di uova  nella  maionese – confermata dallo stesso articolo del 22 marzo 2021 su FV Magazine sopra riportato ove è testualmente scritto: “È vegan friendly anche il pane, ma non la maionese, che contiene uova e che si può chiedere di non inserire” – e la cottura sulla stessa piastra della carne.

Queste informazioni, come detto sopra, non solo vengono scritte con caratteri microscopici, ma vengono altresì eclissate da altre scritte che lasciano intendere trattarsi di un panino adatto ai vegani.

Al riguardo, come paventato in un articolo del 22 maggio 2021 comparso sul sito Essere Vegan (Burger King: Plant-Based Whopper non è vegano), la condotta posta in essere dalla nota catena di fast food sembra davvero avere tutti i requisiti di una “pratica commerciale ingannevole”, pratica che tutti conoscono meglio come pubblicità ingannevole.

All’uopo è giusto il caso di precisare che il Codice del consumo, così come modificato dal d. lgs. 146/2007  usa la terminologia “pratica commerciale ingannevole”, per indicare quella che è più conosciuta come “pubblicità ingannevole”, e la definisce come “una pratica commerciale che contiene informazioni non rispondenti al vero o, seppure di fatto corretta, in qualsiasi modo, anche nella sua presentazione complessiva, induce o è idonea ad indurre in errore il consumatore medio riguardo ad uno o più dei seguenti elementi e, in ogni caso, lo induce o è idonea a indurlo ad assumere una decisione di natura commerciale che non avrebbe altrimenti preso”.

La predetta legge poi, tra gli elementi tali da ”indurre in errore il consumatore medio”  la cui non veridicità delle informazioni costituisce pubblicità ingannevole (rectius: pratica commerciale ingannevole) cita, tra gli altri: la natura del prodotto, le sue caratteristiche principali, la sua composizione e la sua descrizione.

Quindi pare proprio che la pratica commerciale di Burger King concretizzi la fattispecie di pubblicità ingannevole ivi definita, in quanto pubblicizza un panino contenente maionese – e quindi uova – e cotto sulla stessa piastra di cottura della carne, come 100% vegetale, quando evidentemente 100% vegetale non è.

È di tutta evidenza come, così facendo, dia ai consumatori informazioni non rispondenti al vero, integrando a pieno la fattispecie di cui alla prima parte del comma 1 dell’art. 21 del codice del consumo per il quale “È considerata ingannevole una pratica commerciale che contiene informazioni non rispondenti al vero”.

Né possiamo dire che le scritte minuscole, con le quali si informano i consumatori della presenza di maionese, siano tali da far superare “l’inganno”: infatti la parzialità di tali informazioni (che nulla dicono sulla presenza dell’uovo), unitamente alle dimensioni del carattere usato ed al contesto complessivo nel quale sono inserite, sono tali da non consentire al consumatore di superare l’errore nel quale è indotto dalla presentazione complessiva del prodotto, integrando così quella fattispecie di pubblicità ingannevole di cui alla seconda parte del comma 1 del predetto art. 21, che si verifica quando, “seppure di fatto corretta, in qualsiasi modo, anche nella sua presentazione complessiva, induce o è idonea ad indurre in errore il consumatore medio”.

Ma davvero possiamo permettere che un messaggio così passi in sordina?

Direi di no, e ciò non solo perché inganna chi, per etica, ha scelto di non mangiare prodotti di origine animale, ma anche perché tale pubblicità potrebbe addirittura rivelarsi pericolosa per chi, per problemi di salute, non può mangiare uova, per esempio perché allergico.

Per tali ragioni la pubblicità ingannevole sui prodotti alimentari è cosa seria e non andrebbe mai  sottovalutata.

Ma, tralasciando qui l’aspetto della salute, non perché non importante ma perché non pertinente allo scopo dell’articolo che è quello di mettere in evidenza l’aspetto etico, e concentrandoci, invece,  sul tema a noi caro, ovvero il veganesimo, è indubbio che questa pubblicità alteri la libertà di scelta del consumatore, nel nostro caso di quello vegano, che viene così indotto a consumare un prodotto che vegano non è, con buona pace dei diritti di libertà e di scelta delle persone, sempre sbandierati nella nostra cultura come traguardo, e al tempo stesso baluardo della società moderna, ma che di fatto non vengono affatto considerati di fronte alla non-etica del commercio e del profitto.

Tanto è vero che in passato si è spesso sentito parlare dai mass media di pubblicità ingannevole con riferimento ai prodotti bancari e finanziari ma, ahimè, difficilmente con riferimento ai prodotti alimentari, e ciò perché nella nostra cultura parlare di danno economico subìto dai consumatori fa sempre più effetto che non parlare di danno etico (espressione quest’ultima che forse nemmeno esiste, ma che trovo molto appropriata).

Però, fortunatamente, grazie alle associazioni e a tutti quelli che, sempre più fanno sentire la loro voce in difesa degli animali, anche in questo settore qualcosa si sta muovendo: penso per esempio alla denuncia per pubblicità ingannevole fatta all’AGCM da alcune associazioni nei confronti del maxi allevamento Bompieri per aver riportato informazioni inveritiere sul trattamento degli animali.

Ed è proprio all’AGCM (Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato) cui, com’è noto bisogna rivolgersi in questi casi come espressamente disposto dall’art. 27 del Codice dei consumatori così come modificato dal d. lgs. 146/2007.

Con l’auspicio che anche questa situazione venga attenzionata dall’AGCM, vorrei invitare i lettori a diffondere e segnalare questa pubblicità ad associazioni animaliste e/o di consumatori che meglio sanno e meglio possono procedere alla denuncia presso la predetta Autorità.

Pineto (TE), 20 giugno 2021

Avv. Cristina Flammini

Essere Vegan

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