La sericoltura non è etica

La sericoltura non è etica per diverse ragioni che esporrò nel dettaglio. La seta così morbida al tatto e seducente, è causa di atroci sofferenze per chi è coinvolto nella sua produzione.

Le origini della seta

La seta ha origini antiche e i primi a lavorarla furono i cinesi già nel 3.000 a.C. grazie a Xi Ling Shi l’imperatrice chiamata “Dea della seta” che utilizzò per prima questo tessuto. Quando, per puro caso, un bozzolo le cadde in una tazza di tè bollente e si dipanò.

La gestione del primo allevamento di bachi da seta fu affidata all’Imperatrice e alle sue dame di corte. Il prezioso tessuto, leggero, fresco e impalpabile, era considerato una “veste divina” ed era riservato esclusivamente all’Imperatore e alla sua corte.

Altra particolarità, la tonalità del giallo poteva essere indossata solo dall’Imperatore. In seguito, la seta, tanto era considerata preziosa, iniziò a venire usata al pari di una moneta, come testimonia la Via della Seta. Divenendo un’importante fonte di reddito per l’impero cinese, oltre che uno status symbol.

il segreto della lavorazione della seta fu gelosamente custodito, a costo di pene severissime, per più di venti secoli. Furono i bizantini a scoprire il segreto della sua produzione, portandolo oltre i confini della sua terra d’origine, fino a Bisanzio dove, all’epoca di Giustiniano, fu introdotto l’allevamento dei bachi da seta.

In Italia la lavorazione della seta si sviluppò a Messina sotto il regno dei Normanni con Ruggero secondo d’Altavilla, il quale introdusse la produzione sfruttando gli schiavi ebrei fatti prigionieri. E l’Italia divenne uno dei maggiori produttori di seta, un primato mantenuto anche e soprattutto, alla corte degli Sforza a Milano. Il declino è avvenuto nel periodo compreso tra le due Guerre, fino a scomparire definitivamente durante il secondo dopoguerra.

Che cos’è la seta

La seta viene prodotta grazie ai bachi, dei vermi, che durante il processo di trasformazione che dura da quaranta a sessanta giorni, producono questo prezioso filamento.

Dopo la schiusa delle uova del baco nascono le larve che vengono allevate e nutrite con foglie di gelso fino a quando non creano l’ambito bozzolo, grazie alla loro bava. Una secrezione liquida secerna da due ghiandole poste sulla loro testa. Dopodiché il filamento che producono viene ricoperto da una specie di gomma che rende compatti i bozzoli.

i bachi sono molto voraci e si nutrono ogni tre ore, sia di giorno che di notte, per questo motivo il loro allevamento necessita di un’enorme quantità di gelsi. Si stima che per produrre un chilo di seta siano necessarie 220 chili di foglie di gelso.

Il processo naturale porterebbe le crisalidi a trasformarsi in falene ma negli allevamenti questo non avviene. E, ad attendere i bachi, c’è solo la morte.

Bachicoltura

I bachi da seta utilizzati nell’industria tessile sono allevati con metodi brutali alla stregua di mucche e maiali.

Le razze usate per la produzione di seta sono state selezionate affinché abbiano un ciclo di vita molto breve rispetto a quello naturale e producano molta più seta.

Questa selezione ha reso queste creature terribilmente fragili e molto più cagionevoli di salute rispetto alle razze non modificate dall’uomo. Creando animali delicatissimi, usati come macchine da produzione continua.

In natura un filo da seta prodotto da un normalissimo baco può arrivare a misurare 250 metri, in un ibrido 1200.

Questo nuovo insetto modificato geneticamente perde molte delle sue caratteristiche originarie: la capacità di volare e quella di mimetizzarsi e in natura non sarebbe più in grado di sopravvivere.

Le fasi della lavorazione

La lavorazione della seta è un processo lungo e crudele. La verità celata dietro ogni allevamento che sfrutta e sopprime animali o in questo specifico caso, insetti, va sempre affrontata e raccontata. Iniziando dalla falena che una volta deposte le preziose uova viene frantumata e fatta a pezzi per verificare la presenza di malattie che potrebbero inficiare il processo di produzione.

Le fasi:
  • La raccolta: durante questa prima fase vengono selezionati i bozzoli integri. Che devono essere raccolti prima della foratura della crisalide da parte della povera e sfortunata farfalla.
  • La spelaiatura, che permette di rimuovere lo strato esterno dei bozzoli, chiamato spelaia.
  • La cernita e la crivellatura hanno lo scopo di eliminare i bozzoli imperfetti.
  • Nella fase di stufatura, la crisalide viene uccisa attraverso un trattamento specifico che dura circa un’ora, per ammorbidire la proteina gommosa, detta sericina.
  • Durante la scopinatura, si effettua il pescaggio del filo, eliminando le bave di seta.
  • La torcitura serve a rendere più resistenti i filamenti e a rimuovere l’eccesso d’acqua.

Estrazione della seta

L’estrazione della seta è un processo crudele e inumano. Quando il bozzolo è pronto il povero baco viene ucciso per impedire che distrugga il filo cercando di uscire dopo essersi trasformato in una splendida falena.

Per questo motivo il baco da seta viene ucciso tramite essiccazione, refrigerazione o bollitura. Il bozzolo viene immerso nell”acqua bollente per aprilo senza rompere il preziosissimo filo che contiene. E durante questa delicata operazione le operaie si ustionano le mani.

Per realizzare un metro di tessuto vengono bolliti vivi da 3.000 a 15.000 bachi da seta. Questi numeri raccontano da soli la violenza di un’industria che sfrutta il lavoro e nega la vita a degli insetti particolari e bellissimi.

Alternative cruelty free

La sericoltura non è etica ed esistono numerose alternative cruelty free altrettanto naturali e pregiate:

  • seta di cactus morbida e lucente;
  • seta di ananas un sottoprodotto dell’industria della frutta che eguaglia la seta;
  • seta di loto ricavata da fibre, filate a mano, degli steli di pianta del fiore di loto
  • cotone Sateen lucente come raso e morbido al tatto come la seta.

Solo il consumatore ha il potere di bloccare violenza e sfruttamento animale, divenendo più consapevole e attento all’etica negli acquisti, premiando le ditte cruelty free.

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