Le pecore
Al contrario di quanto si crede comunemente, le pecore sono animali molto intelligenti.
Purtroppo il sistema malato in cui viviamo ha, fin dai tempi antichi, fatto in modo che esse non riuscissero ad esprimere la loro intelligenza, ponendole in uno stato di terrore continuo che ha impedito loro di mostrarsi per quel sono davvero: ESSERI MAGNIFICI.
Schiavizzate e impaurite, torturate e uccise, questo è il triste destino delle pecore, come del resto, anche degli altri animali da “reddito”.
Continuamente terrorizzate, la maggior parte delle pecore degli allevamenti intensivi è vittima di violenze che la traumatizza a volte in modo irreparabile.
Nascono negli allevamenti, vengono rinchiuse in spazi troppo angusti, sfruttate e uccise da cucciole per celebrare la “tradizione” della Pasqua. Quando ciò non avviene, gli allevatori fanno crescere e ingravidano artificialmente le femmine.
Nel momento in cui potrebbero provare l’unica gioia della loro vita, “partorire un agnello, pulirlo e allattarlo”, quest’ultimo viene loro tolto dopo poche settimane: immaginate il grande dolore che provano!
La pecora viene poi uccisa e macellata intorno ai 2 anni (dopo essere stata sfruttata più volte per partorire), nonostante abbia un’aspettativa di vita di 10/12 anni.
Per quanto riguarda il maschio, invece, il suo destino è di morire ancora più giovane, in quanto sono pochi gli esemplari utilizzati per la riproduzione, in proporzione, rispetto alla femmina.
Come può un essere vivente esprimere la sua intelligenza in condizioni del genere? L’essere umano cederebbe molto prima, se sottoposto a tali torture, diventerebbe pazzo e morirebbe di stenti.
Come se non bastasse, nel tempo sono stati creati modi di dire che hanno fatto sì che le pecore siano considerate esseri inferiori. Pensate ai modi di dire “Sei una pecora!” e “Che branco di pecore!”, che vengono comunemente usati per descrivere una persona, o un gruppo di persone, paurosi, timorosi e incapaci di contraddire i più forti, o incapaci di ribellarsi alla prepotenza altrui.
Cercare di raffigurare le pecore come esseri con poca intelligenza ha lo scopo di contrastare la presa di coscienza, così da evitare qualsiasi possibile rimorso nel consumatore, il quale continuerà a dissociare l’identità degli animali dal prodotto finale.
Chi conosce da vicino questi splendidi animali sa che le cose non stanno così. Molti rifugi e santuari li tutelano; in questo modo, essi possono esprimersi in tutto il loro splendore.
Le pecore sono esseri intelligenti e molto sensibili e ottime osservatrici: reagiscono positivamente agli umani che sorridono e riconoscono gli umani che hanno un’espressione triste.
Secondo il neuroscienziato capo-ricercatore dr. Keith Kendrick, del Babraham Institute di Cambridge, in Inghilterra, «…questo apre la possibilità che abbiano una vita emozionale molto più ricca di quanto noi immaginiamo».
Le pecore sono in grado di riconoscere almeno cinquanta altre pecore diverse e ricordare facce e avvenimenti per anni, come dimostrano le ricerche del dott. Keith Kendrick.
Egli sostiene che «la loro sofisticata capacità di riconoscimento dei volti implica che le interazioni sociali con i compagni di gregge e con alcuni umani siano molto importanti per le pecore».
Gli agnelli
Gli agnelli si rincorrono, saltano, fanno capriole, giocano a palla, sono socievoli, cercano coccole e sanno dare tanto amore. Essi sono tra gli animali più vivaci e giocherelloni che esistano.
Per invitare gli altri agnelli a giocare, usano un gesto specifico: saltano in alto e scalciano con le zampe posteriori.
Quando li si guarda giocare, traspare quell’innocenza e quella purezza che li rendono unici. Sono come dei bimbi che esplorano il mondo alla ricerca di stimoli.
Pensare che queste creature meravigliose nascano per essere subito allontanate dalla loro mamma, allattate artificialmente e uccise entro pochissimo tempo è straziante: nessuno dovrebbe avere un destino così crudele.
“La vita di un agnello non è meno preziosa di quella di un essere umano. Trovo che più una creatura è indifesa, più ha il diritto ad essere protetta dall’uomo dalla crudeltà degli altri uomini.”
Mahatma Gandhi
Foto di Pete Linforth da Pixabay