Nessuno tocchi Tina

#nessunotocchitina è l’hashtag che è diventato virale in questi giorni nel mondo animalista, e non solo, affiancato agli innumerevoli appelli e petizioni rivolti alle autorità affinché Tina non venga uccisa.

Ma chi è Tina? Nata da una maialina vietnamita domestica (allontanatasi da casa e accoppiatasi con un cinghiale), è stata adottata da Gabriele, che vive in provincia di Novara, quando era ancora cucciola ed è cresciuta con la sua famiglia e i suoi cani, stringendo in particolare un legame molto forte con una cagnolina che l’ha presa sotto le sue cure come se fosse sua figlia.

Tina quindi non è un cinghiale selvatico, pur avendo una parte di geni del cinghiale, ma domestico: a tutti gli effetti un membro della famiglia di Gabriele.

Questo però non è riuscito a impedire che venisse messa in moto la spietata macchina da guerra contro i cinghiali avviata da qualche anno nel nostro paese (ne ho parlato nel mio articolo precedente), la quale:

  • indifferente alle origini domestiche di Tina;
  • indifferente al fatto che la proprietà di Gabriele dove Tina è stata amorevolmente accolta non si trovi in una zona definita rossa per la diffusione della peste suina;
  • indifferente al fatto che sia sana, come da risultato dei prelievi effettuati dalla Asl stessa;
  • indifferente al fatto che sia stata messa in un recinto come da richieste Asl e che quindi non sia in contatto con altri animali selvatici;
  • indifferente al fatto che, ribadiamolo, sia appunto un animale domestico e che quindi non verrà mai uccisa per essere mangiata;
  • indifferente a tutti questi elementi di cui la Asl è a conoscenza, qualche settimana fa la stessa ha comunicato a Gabriele un ordine di abbattimento di Tina.

Ma facciamo un passo indietro: la prima comunicazione della Asl raggiunge Gabriele lo scorso agosto. Gli si chiede di regolarizzare l’esistenza di Tina assegnandole un codice stalla, di farle un prelievo per assicurarsi che non sia affetta dalla peste suina e di realizzare una recinzione per tenerla isolata da altri animali atta a scongiurare eventuali contagi.

Per inciso: purtroppo il nostro ordinamento giuridico ha un vuoto legislativo riguardante gli animali che vivono nei rifugi e che quindi devono essere sottoposti alle stesse procedure di quelli da reddito, tra cui controlli saltuari e applicazione di marche auricolari; la Rete dei Santuari sta chiedendo da anni una legge che stabilisca che questi individui sono al sicuro e non potranno più essere macellati o abbattuti in caso di malattia (pratica che invece avviene negli allevamenti in presenza di diffusione di malattie) e che soprattutto gli attribuisca uno status diverso: non più animali da reddito, ma da compagnia, membri di una famiglia a tutti gli effetti.

Comunque, Gabriele esegue tutto ciò che gli viene chiesto e provvede a comunicarlo alla Asl in tempi brevissimi.

La situazione è tranquilla fino allo scorso gennaio, quando, inaspettatamente, Gabriele riceve un’ulteriore visita della Asl in cui gli si contesta di non aver provveduto alla doppia recinzione, cosa che inizialmente non gli era stata comunicata, e quindi il provvedimento di esecuzione di abbattimento di Tina.

Gabriele tempestivamente provvede a realizzare anche questa doppia recinzione per scongiurare il peggio, ma ormai la macchina da guerra è inopinatamente partita e la vita di Tina è purtroppo a rischio.

Gabriele ha fatto ricorso al Tar e si attende l’esito. Nel frattempo, preso atto di questo provvedimento ingiusto e folle, cosa possiamo fare noi?

Intanto firmare la petizione aperta dal Rifugio Miletta;

  • diffondere il più possibile la vicenda e la petizione stessa usando l’hashtag #nessunotocchitina;
  • scrivere agli organi competenti. (Clicca qui)

Ricordiamo che Tina è un essere senziente adottato da una famiglia esattamente come potrebbe esserlo un nostro cane o gatto e che, oltre alla tragedia che si verificherebbe se venisse uccisa, un’esecuzione simile stabilirebbe un precedente molto pericoloso poiché in qualsiasi momento, per motivi sanitari, le autorità potrebbero decidere di procedere con un ordine di abbattimento di quelli che sono a tutti gli effetti membri della nostra famiglia, cani, gatti, conigli, maiali vietnamiti, criceti ecc.

Tina ha già provato un enorme stress quando è dovuta essere sottoposta ai prelievi per assicurarsi che non fosse contagiata dalla peste suina e soprattutto quando le è stata applicata la marca auricolare – quell’oggetto aberrante che ne riduce l’identità a un numero e che la dichiara proprietà di qualcuno e non soggetto della sua stessa vita -, oltre alla sofferenza di essere stata separata dai cani con cui aveva stretto una profonda amicizia per essere rinchiusa in un recinto.

Non basta che sia stata salvata da cucciola, allattata con amore, svezzata e cresciuta in una famiglia, riconosciuta come un individuo senziente e non come un “esemplare selvatico senza nome e senza storia e senza identità” o, peggio, come un “animale da reddito destinato a diventare un prodotto alimentare”. Non basta perché a quanto pare nella nostra società specista sembra che non sia concepibile che gli animali – almeno quei pochi sottratti all’ingranaggio di sfruttamento – possano vivere felici e ricevere affetto e cure.

Ora, se vogliano cambiare le cose per Tina, ma non solo, se vogliamo essere precursori di un’evoluzione nel nostro rapporto con gli animali, non più improntata al dominio, allo sfruttamento, alla violenza, dobbiamo intanto opporci a questo ordine di abbattimento assurdo e ingiusto. Per Tina e per ogni animale che come lei vuole solo poter avere un’esistenza degna di essere vissuta.

Qui sotto trovate i link alla petizione e gli indirizzi email per scrivere agli organi competenti.

A chi inviare l’e-mail:

direzione@asl.novara.it
siava.nov@asl.novara.it
franco.tinelli@asl.novara.it
sanita.pubblica@regione.piemonte.it
sanita@regione.piemonte.it
segretariato.generale@sanita.it
sanita.animale@sanita.it

Esempio di e-mail:

Con la presente vorrei manifestare il mio profondo dissenso nei confronti della grave e immotivata situazione creatasi di cui i servizi veterinari dell’ASL di Novara sono responsabili.

Lo scorso agosto, alcuni veterinari dell’ASL di Novara si sono recati a Castelletto Sopra Ticino, nell’abitazione di Gabriele. In quell’occasione i suddetti funzionari hanno detto a Gabriele che avrebbe dovuto regolarizzare la situazione di Tina, una ibrida accudita da lui, nata da un cinghiale e da una scrofa. Avrebbe dovuto assegnarle un codice stalla e realizzare una recinzione per tenerla isolata da altri animali.

In quell’occasione Tina è stata sottoposta a prelievo diagnostico per MUS – AUT – PSA – PSC ed è risultata negativa.

Gabriele si è immediatamente messo all’opera e ha fatto tutto ciò che gli era stato richiesto, ma il 23 gennaio 2023 gli stessi funzionari dell’ASL si sono ripresentati nella sua abitazione, consegnandogli l’imposizione di abbattimento della piccola Tina. Ciò che gli hanno contestato è la mancanza di una doppia recinzione. La cosa sconcertante è che nella precedente visita di agosto, i funzionari non avevano richiesto una doppia recinzione, altrimenti sarebbe stata fatta.

Ma, senza attendere che Gabriele potesse mettersi in regola con la doppia recinzione, l’ASL di Novara ha deciso che Tina deve morire. Mi chiedo se, per un cavillo burocratico, debba essere ucciso un essere senziente che è stato accolto dalla famiglia di Gabriele e che è diventato parte della famiglia.

Bisogna inoltre considerare che, con una nota di maggio 2022, il Ministero della Salute aveva ampiamente spiegato, nel chiarimento al Dispositivo dirigenziale prot.1195 del 18 gennaio 2022, che dagli abbattimenti per prevenire la proliferazione della PSA, sono esclusi i suini che vivono con i privati per finalità diverse dall’uso zootecnico e la produzione di alimenti, anche se si fosse in zona rossa.

Per i motivi su menzionati, chiedo a gran voce che Tina sia lasciata in vita!


Valutazione


Ma le pecore sognano lame elettriche? Un libro scritto da Rita Ciatti

“Ma le pecore sognano lame elettriche?” di Rita Ciatti è un testo che analizza il nostro rapporto con gli animali alla luce dello specismo. Il titolo, in omaggio al noto capolavoro di Philip K. Dick (“Ma gli androidi sognano pecore elettriche?”), ci mette in guardia da soluzioni future ancora più alienanti e distruttive per gli animali che passano sotto il nome di “benessere animale” e che, nel pretendere di migliorarne leggermente le sorti, ne ribadiscono e continuano a legittimarne il silente sterminio. Questo libro è sicuramente portatore di una visione radicale, ma ormai non più rimandabile.”

Leggi gli altri articoli di Rita:

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