Pelle e cuoio: sfruttamento e sofferenza animale

Forse non tutti sanno che anche per la produzione di pelle e cuoio vi è sfruttamento e sofferenza animale.

Noi consumatori possediamo un grande potere: quello di scegliere.

Attraverso le nostre azioni e i nostri acquisti, possiamo decidere il destino di tanti animali. Questo avviene non solo per l’alimentazione ( vedi gli orrori dell’industria della carne ), ma anche per l’abbigliamento.

Acquistando capi di abbigliamento che contengono pelle, incentiviamo un’industria che sfrutta e uccide gli animali.

La pelle viene utilizzata per calzature, giacche, guanti, portafogli, borse, cinture, inserti per gli interni di automobili e anche per oggetti d’arredamento come divani e poltrone.

Molte persone non sanno che i capi che indossano contengono inserti in vera pelle e spesso nemmeno i rivenditori ne sono a conoscenza.

Nell’era dell’informazione l’ignoranza è una scelta. Infatti, ciò che scriviamo può essere reperito ovunque.

È solo mediante l’informazione che possiamo compiere le giuste scelte, fare l’associazione pelle e cuoio = sofferenza animale e non essere responsabili per la sofferenza e morte di milioni di animali.

A volte si cerca di giustificare l’uso di indumenti in pelle dicendo che la pelle è un prodotto di scarto dell’industria alimentare e che quindi verrebbe buttata, ma non è così. In realtà, le aziende che sfruttano i bovini guadagnano moltissimo dalla vendita di pellame. Il cuoio deriva anche da animali allevati in modo specifico per la sua produzione, dove è la carne ad essere il prodotto secondario.

La produzione di pelle ha un giro d’affari diretto che vale 50 miliardi di dollari all’anno ed è intimamente legata all’industria della carne rossa, che a sua volta ha un giro di affari intorno ai 100 miliardi di dollari l’anno, senza considerare il valore di altri derivati come latte o lana. Gli industriali della concia affermano di svolgere un ruolo benefico ai fini ambientali, perché ci libererebbero da un rifiuto prodotto dall’industria della carne. Ma il giro di affari complessivo che ruota intorno alla pelle, stimato in mille miliardi di dollari all’anno, è così imponente che è difficile concepirlo come un settore di riutilizzo di scarti.

Il cuoio più utilizzato viene ricavato da bovini, ovini, caprini, suini, equini, pesci, ma anche da canguri, cervi, struzzi, coccodrilli, serpenti, zebre, elefanti. Esiste anche il commercio di pelli esotiche, che purtroppo coinvolge anche animali in via di estinzione, che vengono cacciati proprio per questo scopo, ma anche animali selvatici allevati per ricavare indumenti dalla loro pelle.

l'orrore degli accessori per abbigliamento realizzati con pelle di coccodrillo e serpente

LA TERMINOLOGIA DELL’INDUSTRIA DELLA PELLE E DEL CUOIO: poco chiara e ingannevole.

I termini che creano confusione

Nell’industria della pelle e del cuoio molti termini sono stati coniati per confondere e irretire il consumatore: pelle ecologica, pelle conciata al vegetale, pelle a ridotto impatto ambientale, ecopelle, ecocuoio, ecoleather e similari, sono tutte definizioni che indicano sempre vera pelle, ma conciata con metodologie diverse.

In Italia tutti i processi conciari devono sottostare alle normative introdotte dall’Unione Europea, per esempio con “ecopelle” si intende, secondo la norma UNI 11427:2011, un tipo di cuoio o pelle prodotta seguendo un protocollo a basso o ridotto impatto ambientale. Se ne deduce che si tratta comunque di vera pelle o vero cuoio di origine animale.

Pelle e cuoio = sofferenza animale sempre!

Similpelle, finta pelle, pelle sintetica o vinilpelle

Per tutti coloro i quali sono attenti a non indossare vestiti, scarpe e accessori in genere di origine animale (e molti vegani lo sono) esistono alternative alla vera pelle.

La similpelle o finta pelle o pelle sintetica o vinilpelle (quella di fatto usata per le calzature) è diversa rispetto all’ecopelle: si tratta di tessuto rivestito, – a volte anche un tessuto naturale come lino e cotone – ricoperto o spalmato o ottenuto per “calandratura” di sostanze sintetiche, spesso resine poliuretaniche (o dall’unione di poliammide e poliuretano), sottoposto poi a operazioni di fissazione.

La similpelle può avere un aspetto simile alla pelle naturale o al cuoio, ma non è di origine animale e ha qualità e impatto sull’ambiente completamente differenti.

Come riconoscere l’abbigliamento in pelle o con inserti in pelle

Per individuare, al momento dell’acquisto, scarpe, borse, cinture, guanti ecc… al 100% senza pelle dobbiamo conoscere il significato dei simboli applicati sulle confezioni attraverso le etichette, o stampati sul tessuto.

Il simbolo della pelle è quello in alto a sinistra (figura qui sotto) ed è molto facile da riconoscere: si tratta della sagoma di un animale scuoiato, assolutamente quindi da evitare.

Il simbolo della pelle rivestita è quello in alto a destra (figura qui sotto). Anche questo è facile da riconoscere: il simbolo della pelle con all’interno un rombo.

L’intreccio di fibre, invece, sta ad indicare la componente in tessuto e, salvo rari casi in cui vengono utilizzate seta e lana (situazione da verificare con attenzione), è da considerarsi senza sofferenza animale.

Il rombo, infine, è il simbolo che indica “altri materiali” che denota componenti di derivazione sintetica.

Gli ultimi due simboli sono i materiali da preferire.

Informazioni sui componenti delle calzature

Se non è presente l'etichetta, come posso riconoscere la finta pelle da quella vera?

In caso non si riescano a trovare i simboli riportati sopra o altre diciture che attestino che ciò che vogliamo acquistare non è in pelle (situazione anomala), possiamo comunque seguire questi suggerimenti:

  1. Se è finta pelle non ha quei mini puntini che caratterizzano la pelle animale (i pori, o dove vi erano i peli), che si presentano non omogenei.
  2. La finta pelle ha solitamente i margini regolari, mentre quella vera ha i margini irregolari.
  3. L’odore della pelle è spesso riconoscibile.
  4. Esercitando una pressione sul cuoio, possiamo trovare grinze o rughe. La vera pelle si sgualcisce al tocco, proprio come fa la cute, mentre un materiale sintetico di solito si abbassa sotto la pressione del dito, ma mantiene la propria rigidità e forma.
  5. I prodotti di vera pelle raramente sono economici. Un prodotto realizzato interamente in vera pelle è piuttosto costoso.
  6. Per capire se una giacca, una borsa, o un divano sono di vera pelle è importante esaminarne attentamente il colore; se è vera pelle, difficilmente sarà omogeneo al 100% ma avrà punti in cui il colore è un po’ più scuro/chiaro.

Se, anche con i passaggi sopra, non riuscite a riconoscere se è vera pelle o no, piuttosto che comprarla e rischiare di finanziare chi sfrutta, tortura e uccide animali, rimettetela dove l’avete presa e acquistate da altre parti in tutta sicurezza.

Le nuove tecnologie e la ricerca ci riservano, ogni giorno, piacevoli sorprese in merito a fibre vegetali e sintetiche. Le alternative a tessuti e materiali di origine animale sono tante e possono essere naturali (vegetali), o artificiali e sintetiche.

Oggigiorno possiamo trovare ovunque, sia nei negozi fisici che online, abbigliamento, accessori, calzature, articoli di arredamento che non contengono pelle e cuoio. Rispetto al passato, abbiamo una grande possibilità di scelta.

Per chi preferisce servirsi dei colossi dell’ e-commerce, va detto che anche Zalando, Asos o Amazon offrono la possibilità di impostare la ricerca in chiave cruelty free.

Sta a noi mettere quel pizzico di attenzione in più che può aiutare gli animali a liberarsi dall’ennesimo sfruttamento.  

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