Storia di un agnello è un racconto scritto principalmente per rammentarvi che inforcare la carne tenera e innocente di un cucciolo di pochi mesi di vita è eticamente sbagliato e non redimerà alcun peccato dal mondo, casomai lo consoliderà, perpetuandolo. E quella rinascita simbolica che tentate di celebrare diverrà impotente tragedia, custode di dolore e morte.
“Non importa, provaci.” Mi disse mia madre tra i singhiozzi.
E io provai a fuggire ma fu impossibile.
“Non guardare, è meglio.” Le dissi mentre l’uomo mi riportava indietro trascinandomi per le zampe.
Invece lei osservò tutta la scena e i singhiozzi ricominciarono.
A fatica trattenni i lamenti.
Sapevo d’avere i giorni contati, la mia fine era chiara fin dall’inizio.
Ma quando vennero a prendermi tutti intorno a me belavano e gridavano, io invece, scalciai e i miei occhi videro il volto di un uomo dallo sguardo cupo e le mani a pugno.
Fui colpito e strattonato.
Quando raggiunsi il patibolo chiusi gli occhi.
“Non guardare, non pensare.” Mi dissi. Funziona benissimo, finché non tocca a te.
Melania Corradini