Storia di un piccione ferito

Attraverso questo racconto l’emarginazione diventa riscatto, solidarietà e amore. Un sentimento che sboccia in una speciale amicizia tra un uomo e un piccione.

Potrei farcela, se fossi un passerotto, potrei anche tentare di intenerire gli umani cinguettando e saltellando, ma sono solo un piccione. Non ispiro compassione.
Se sono nei pasticci, nessuno mi aiuta.

Ho un’ala ferita, penzola a terra come una vela ammainata. Mi fa male, ma non è il dolore a preoccuparmi: a terra sono una facile preda.

” Signora la prego, mi aiuti, ho bisogno di un dottore. “
” Ma che cosa vuole questo piccione! “
Rispose la donna vestita all’ultima moda agitando la borsetta di pelle all’indirizzo del povero colombo.
” Non intendevo importunarla. ” Disse il piccione, fuggendo.

” Un bambino…” Bisbigliò l’uccello avvicinandosi ad un piccolo umano che avrà avuto otto o nove anni. ” Aiutami. ” Supplicò barcollando ai suoi piedi.
” Vai via uccellaccio! ” Strillò la madre del bambino cacciando via l’uccello con una pedata. ” Portano solo malattie. ” Aggiunse, mentre suo figlio, intenerito, tentava di raccogliere il colombo.

Il piccione si rassegnò al suo triste destino, osservò il cielo, i gabbiani stavano già volteggiando sopra si lui come ragazzini imbucati ad un rinfresco.
Fu quasi sul punto di gridargli qualcosa contro ma non fece in tempo, uno di quei grossi uccelli atterrò davanti a lui.

Il piccione sussultò, sotto le piume il suo cuore iniziò a scalpitare.
” È finita. ” Pensò, mantenendo un’espressione impassibile ma desiderando piangere. Chiuse gli occhi e trattenne il fiato.

Cacciò un suono gutturale quando si sentì afferrare. La testa iniziò a girargli come se fosse salito su una giostra per bambini.

Aspettò il fendente mortale mentre le forze gli venivano meno, credette di svenire, si sentiva come una gomma sgonfia, forata per errore.

Ma il tempo passava, e lui era ancora vivo…aprì un occhio, uno solo, le forze non gli permisero di spalancare anche l’altro.
E invece del becco del gabbiano, vide il volto di un uomo.

Pensò di avere le allucinazioni. Chiuse gli occhi. Li riaprì.
L’umano gli accarezzò la testolina.
” Hai tanto dolore? ” Gli domandò l’uomo vestito di stracci. Lui sbatté le palpebre.
“Ora ti sistemo quell’ala. ” Disse il clochard sfoderando un sorriso sdentato.
” Un tempo ero un veterinario. “

Se vi capita di passare sul lungomare quando il sole ricama fili dorati tra le palme e le onde increspate dal vento è possibile che riusciate a scorgere, tra i sussurri di luce, un uomo che spinge un carrello colmo di stracci e coperte con un piccione appollaiato su una spalla.

Melania Corradini

Uomo con piccione sulle spalle

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