Vegan perchè guardi le anime col cuore

Ci sono certe mattine che sono diverse dalle altre, lo senti nell’aria. Respiri qualcosa di nuovo che non hai mai sentito prima e sai che renderà insolita la giornata.

E fu esattamente così quell’alba pungente novembrina di sei anni fa. Con una tisana in mano mi apprestavo ad organizzare le ore successive, disponendo il tempo su un ipotetico tabellone di gioco, pronta ad iniziare la battaglia navale. D’altronde quando si hanno due gemelli, sette gatti, un compagno, un lavoro ed una casa sempre sottosopra bisogna avere strategia.

Undici anime che come costellazioni ruotano nel medesimo spazio in cerca d’equilibrio. O almeno ci si prova.

I nani avevano appena compiuto due mesi. Dopo la poppata erano sprofondati in un sonno colmo di beatitudine mentre io mi apprestavo a caricare la centomillemilionesima lavatrice della settimana.

La mancanza di sonno mi aveva cerchiato gli occhi che ora fissavano l’oblò, in uno stato quasi ipnotico. Era iniziata la fase della centrifuga e la velocità rendeva impossibile distinguere ogni singolo capo. Tutte le tutine dei bimbi ruotavano vorticosamente in cerca di candore. Pensai alla loro innocenza, alla mia responsabilità di adulto e all’innata fiducia che ripongono in noi.

In quel momento una coda d’un gatto mi si strusciò sulla gamba. E già, nessuna differenza. Anche loro dipendono da me ed ogni gesto si riflette sulle loro vite. Quanto vi amo? Sussurai tra le vibrisse…

Potevo dirlo forte, io. Una vita senza mangiare animali. Vegetariana da vent’anni, quando il tofu veniva scambiato per un’arte marziale. Con un pizzico d’orgoglio mi sentivo una pioniera.

Eppure c’era ancora un gradino che mancava nel mio percorso, sebbene lo ignorassi. Ma come ho detto quello era un giorno speciale e stava per accadere qualcosa.

Il silenzio fu rotto dal pianto d’un bimbo. Presi il cellulare per cercare una musica distensiva che avevo già sperimentato e che fortunatamente funzionava. Ma digitai male il nome su YouTube e mi si aprì un video che aveva per protagonista un vitello. “Veal” invece di real e, ironia della sorte e complice la similitudine lessicale, la realtà mi si palesò davanti in tutta la sua durezza. Il documentario ritraeva i vitelli strappati dalle madri e descrisse l’agghiacciante industria del latte.

Io, che mi sentivo con la coscienza a posto perché non mangiavo carne da una vita, dovevo riniziare tutto da capo. Un colpo al cuore, mentre le lacrime mi rigavano il viso.

Mio figlio nel frattempo si era nuovamente addormentato, mentre io -al contrario- uscivo dal torpore, catapultata dentro una verità scomoda. Realizzai che la mia scelta alimentare non bastava. Nonostante non bevessi latte, dovevo eliminare tutti i formaggi e le uova. Ma nemmeno quello era sufficiente, per ritenermi in armonia con l’universo animale dovevo rivalutare tutte le mie decisioni.

Capii che non era più una ricerca di ricette vegane ma qualcosa di più profondo e coinvolgente. Dovevo sposare una filosofia che abbraccia l’esistenza e suggerisce nuove priorità.

Rimasi disorientata fino a sera e le immagini di quei piccoli esseri indifesi allontanati brutalmente dal calore della loro mamma non mi abbandonarono un istante.

Ogni essere umano, dotato di sensibilità, coglie ingiustizia ma da neo mamma lo avvertii fortissimo. Provai  frustrazione e senso di angoscia, dovevo agire subito. E così feci.

In questi anni la mia vita è mutata parecchio.

Ho perso diversi amici, ne ho trovati altri ma soprattutto sono diventata un’attivista, perché come posso cerco di mostrare l’impatto che abbiamo sul nostro ecosistema e quanto possiamo fare di buono per i nostri amici animali.

Quando vado nei santuari e vedo i miei cuccioli interagire con le capre, gli asini, le mucche nello stesso modo con cui si relazionano con i nostri mici di casa, so che sto facendo un buon lavoro.

C’è ancora tanto da fare in questa società ma noto con piacere che sta aumentato la consapevolezza. Sono fiduciosa e per i miei figli mi batterò fino alla fine affinché ci siano sempre più anime candide e profumate, proprio come quelle tutine che anni fa mi trascinarono dentro la loro vertigine di bolle.

Lavinia Nobile

Perché sono diventato vegan:

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